Italia, la troppa corruzione frena gli investitori esteri

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 L’Aibe fa il punto sugli investimenti di banche e operatori esteri con un immagine che evidenzia più ombre che luci. Il peso dei soggetti stranieri nel settore del project finance italiano è praticamente crollato, e nel  2013, è passato dal 55% al 10%.

Negli ultimi 12 mesi è diminuita anche la raccolta estera nel private equity (18%, circa 855 milioni di euro), ma l’Aibe scorge segnali positivi da parte dei fondi internazionali, sebbene il «sentiment» resti diretto alla cautela.

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Il comparto della cartolarizzazione su Abs e Mbs è sceso a 1,8 miliardi rispetto a medie pre-crisi di poco inferiori ai 30 miliardi. «I dati dell’annual report, sulla operatività realizzata nel 2013 dalle banche e dagli operatori esteri in Italia, evidenziano alcune luci sul riequilibrio della gestione del debito pubblico e diverse ombre sul permanere di freni strutturali ad un più efficace e consistente dispiegarsi di nuovi strumenti finanziari di sostegno all’economia» dice il presidente di Aibe Guido Rosa.

 

«Le valutazioni dei principali operatori finanziari esteri che investono in Italia, raccolti nei primi mesi del 2014 dal significativo campione dell’Osservatorio Aibe Index, definiscono l’attrattività del sistema Italia ancora in una situazione critica. I dati reali del 2013 e l’analisi delle aspettative indicano con chiarezza che siamo nel mezzo di un punto di svolta decisivo. O è la volta buona per avviare concretamente le riforme strutturali di sistema, piegando ritardi storici e contraddizioni politiche alla fiducia del cambiamento, per fare dell’Italia un Paese più attraente per gli operatori esteri, o la delusione che deriverebbe dall’ennesimo vanificarsi di crescenti attese sulle nuove spinte propulsive di governo rischia di portare ad un definitivo declino».

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