Il primo aprile, e non è uno scherzo, è stato firmato un accorso sullo scambio di informazioni fiscali e sulla trasparenza bancaria. In pratica per l’Agenzia delle Entrate sarà più semplice avere informazioni riguardo i conti dei contribuenti depositati nelle anche del Vaticano.
Nella Segreteria di Stato vaticana erano presenti la Santa Sede e il governo italiano nelle persone dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e poi Pier Carlo Padoan, il ministro dell’Economia in rappresentanza dell’Italia.
Il nostro Paese come poi si legge in un comunicato, è il primo con cui la Santa Sede sottoscrive un accordo che disciplina lo scambio di informazioni.
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La Convenzione, a partire dalla data di entrata in vigore, consentirà il pieno adempimento, con modalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività finanziaria nella Santa Sede da alcune persone fisiche e giuridiche fiscalmente residenti in Italia. Gli stessi soggetti potranno accedere ad una procedura di regolarizzazione delle stesse attività, con i medesimi effetti stabiliti dalla legge n. 186/2014.
In pratica decade il segreto bancario che è una specie di segreto professionale che non riguarda però medici e avvocati che devono essere riservati nei riguardi dei loro clienti, ma riguarda le banche che fino a questo momento non potevano rivelare identità e patrimonio dei loro clienti.
Adesso questo segreto è venuto meno per cui l’Agenzia delle Entrate italiana potrà avere informazioni sul singolo contribuente che ha conti nella Santa Sede in modo più semplice. Si evitano così operazioni di riciclaggio o evasione fiscale ed è più chiaro comprendere quanti capitali italiani ci sono all’estero. Un accordo simile è stata già firmato dall’Italia con Svizzera, Principato di Monaco e Liechtenstein.