C’è un nome nuovo nel firmamento delle griffe prossime alla quotazione sul celebre London Stock Exchange. Si tratta di Jimmy Choo, marchio internazionale di calzature di lusso, borse, profumi, occhiali e accessori in pelle fondato nel 1996 da Tamara Mellon e dall’omonimo calzolaio malese dal quale il gruppo mutua il nome. La decisione di avviare l’Ipo sul mercato londinese è una conseguenza della cessione del proprio pacchetto da parte del celebre azionista Jab Holdings. Per tale ragione, sul piatto c’è il 25% del capitale sociale. Non è prevista, di contro, l’emissione di nuovi titoli. Nell’operazione, il brand sarà quotato 1,14 miliardi di euro, ovvero 700 milioni di sterline.
Pierre Dennis, Ceo e amministratore delegato del gruppo, sa bene che in qualità di public company l’azienda potrà crescere ulteriormente in termini di posizionamento nel settore delle calzature di lusso e in termini di brand reputation. Da qui la decisione di affiancare/scontrarsi contro celebri competitor del calibro di Cucinelli e Ferragamo sulla Borsa britannica.
La storia di Jimmy Choo è curiosa, ricca di passaggi di consegne e parte integrante di un iter che la ha portata ad essere tra le aziende più famose (merito anche della serie “Sex & The City”, utilizzata come piattaforma per il product placement).
Dopo essere stato fondato nel 1996 dall’imprenditrice Tamara Mellon (che ha lasciato la sua posizione nel 2011) e dal calzolaio Jimmy Choo, il marchio è stato rilevato dal fondo di private equity inglese Towerbrook all’83% per 185 milioni di sterline nel 2007. Successivamente, nel 2011, è diventato appannaggio di Labelux, società che detiene nel proprio portafoglio griffe del calibro di Belstaff. Labelux ha rilevato Jimmy Choo da Towerbrook per 525 milioni di sterline. Un valore triplicato.
Negli ultimi anni, oltre ad accrescere intelligentemente il proprio core business, Jimmy Choo ha elevato i suoi volumi di produzione e ha puntato sulla filosofia ‘Made in Italy’.