Stiamo entrando nel vivo della riforma del lavoro statuita dal governo Renzi. A seguito dell’entrata in vigore – lo scorso 7 marzo – dei contratti a tutele crescenti, da oggi diventano legge anche il riordino delle forme contrattuali e le nuove norme per la conciliazione di lavoro e vita privata.
I due decreti delegati del Jobs Act hanno quindi completato il loro iter parlamentare e dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale sono entrati subito in vigore: la speranza del governo è che i contratti a tempo indeterminato diventino davvero la principale forma di occupazione. Ecco cosa cambia.
La novità più importante concerne il riordino delle forme contrattuali che prevede il superamento dei contratti di collaborazione a progetto dal primo gennaio 2016 e dell’associazione in partecipazione. I contratti di questo tipo verranno equiparati al lavoro subordinato nei casi in cui le attuali collaborazioni fossero “esclusivamente personali”, continuative e che vedono l’organizzazione diretta del tempo e dei luoghi di lavoro. Sono escluse dalla riforma “le collaborazioni per le quali gli accordi collettivi nazionali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale prevedono discipline specifiche riguardanti il trattamento economico e normativo”. Escluse anche “le collaborazioni prestate nell’esercizio di professioni intellettuali per le quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi professionali”.
Per i voucher lavoro, invece, il tetto annuo passa da 5.000 a 7.000 euro. Riguardo alle mansioni, si prevede che, nei casi di ristrutturazione o riorganizzazione l’impresa potrà modificare le mansioni del lavoratore anche sul livello di inquadramento inferiore, senza modificare il trattamento economico, fatta eccezione per quello accessorio.