Quasi 185 mila nuovi contratti di lavoro a maggio: è il differenziale tra le 934 mila attivazioni censite dal Ministero del Lavoro e le 749mila cessazioni dello stesso mese.
Nel maggio del 2014, le attivazioni furono 900mila e le cessazioni 718mila, quindi il saldo risultò in linea (182mila) con quello di quest’anno. Ad aprile, l’incremento era stato di 212.000 contratti. I dati sono un po’ a luci e ombre, come sempre difficili da interpretare come impatto occupazionale nel complesso (per quello bisogna attendere l’Istat con il computo del tasso di disoccupazione).
Le attivazioni a tempo indeterminato sono state circa 179mila, con un’incidenza del 19,2% sul totale delle attivazioni: una crescita sensibile rispetto alle 133mila del maggio 2014 (+46mila), quando l’incidenza dei contratti ‘stabili’ era al 14,9%. Si conferma quindi l’ampliarsi della quota ‘stabile’ tra le nuove attivazioni, a conferma dell’azione positiva di quest’anno data sia dagli sgravi contributivi voluti dalla Legge di Stabilità che dall’avvio del Jobs Act.
Ma i colori si fanno un po’ più grigi se si considera che, ancora nel maggio scorso, il Ministero ha censito 179mila cessazioni a tempo indeterminato, con un’incidenza al 23,9% sul totale delle terminazioni di contratti. Il saldo per la tipologia stabile, dunque, è prossimo allo zero. Anzi, rispetto al maggio del 2014 le cessazioni di tempi indeterminati sono salite (erano 151mila). Per spiegare la crescita complessiva dei contratti attivati nello scorso maggio bisogna guardare allora al tempo determinato, che ha visto 643mila attivazioni (erano 632mila nel maggio 2014), ma soltanto 458mila cessazioni, per un saldo positivo di 185mila nuovi contratti.
Ancora, a mettere qualche dubbio sulla bontà dei dati c’è il raffronto con il mese precedente (aprile 2015), che si può fare guardando alla nota diffusa l’11 giugno scorso dal Ministero. Allora, il dicastero censì 199mila attivazioni di contratti a tempo indeterminato per aprile (la quota era del 21,9%, superiore a quella di maggio) e soltanto 149mila cessazioni: potè allora celebrare 50mila posti di lavoro stabili in più, che a maggio non si sono visti. La convenienza data dalle agevolazioni fiscali e dal Jobs Act si vede ancora nelle trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato rilevate su tutti i settori di attività: rispetto allo stesso periodo del 2014 crescono del 43,2% (erano 21.184 a maggio 2014).