Il decreto del Jobs Act è sotto osservazione presso le Camere. Esso avrà l’onere di impedire prassi ingiustificate e invasive di controllo dei lavoratori, in ottemperanza delega e dei vincoli della legislazione europea.
Così, sarà necessario evitare una indebita profilazione delle persone che lavorano. Questo è il monito del Garante privacy, Antonello Soro, nella Relazione annuale. Un appello al quale risponde anche la presidente della Camera, Laura Boldrini: “Mi auguro che nelle prossime settimane, durante l’esame parlamentare, ci sia la possibilità di aprire un confronto che faccia chiarezza sui dubbi emersi”, ha spiegato intervenendo a montecitorio alla presentazione della relazione annuale del Garante. “Mi riferisco – ha chiarito – allo schema di uno dei decreti attuativi del jobs act varati dal governo la settimana scorsa, quello riguardante l’uso di strumenti di lavoro come personal computer, smartphone, tablet”.
Soro ha precisato che “nei rapporti di lavoro, il crescente ricorso alle tecnologie nell’organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea – un tempo netta – tra vita privata e lavorativa. Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di più coniugare l’esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti”.
Una posizione alla quale il Ministero del Lavoro ha di nuovo replicato,ribadendo le sue ultime precisazioni: “Le norme sugli impianti audiovisivi e gli altri strumenti di controllo, contenute nello schema di decreto legislativo in materia di semplificazioni attualmente all’esame delle competenti commissioni parlamentari, adeguano la disciplina oggi vigente – risalente al 1970 – alle innovazioni da allora intervenute, rispettando le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni, in particolare con le linee guida del 2007 sull’utilizzo della posta elettronica e di internet.