Il Jobs Act ha elevato il lavoro a tempo indeterminato. Tuttavia nella gran parte dei casi si tratta di stabilizzazione di contratti precari e non di un incremento dell’occupazione.
Il dato viene fuori dal sondaggio “Il Jobs Act a 4 mesi dall’entrata in vigore” della Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro realizzato in occasione della sesta edizione del Festival del lavoro secondo cui solo il 40% degli intervistati pensa che il Jobs Act abbia ricadute economicamente e socialmente significative sul proprio territorio. E alla richiesta di assegnare un voto il risultato è un risicato 5.
Più del 70% del campione ritiene che non siano aumentate le assunzioni ma si tratti di trasformazone di contratti già in essere. Appena il 10% dei datori di lavoro si ritiene pienamente soddisfatto dei contenuti del Jobs Act, tanto da definirlo uno strumento essenziale per lo sviluppo dell’impresa. Un terzo afferma invece che avrebbe preferito un’altra tipologia di intervento o addirittura lo trova inutile.
La preoccupazione maggiore degli intervistati concerne cosa accadrà alla scadenza degli incentivi previsti dalla legge di stabilità 2015 e che consente ai datori di lavoro di non pagare i contributi Inps per tre anni fino a poco più di 8 mila euro. Il 71% del campione ritiene che alla fine del periodo si tornerà ai livelli, anche perchè ben il 73% degli intervistati non vede alcun segnale di ripresa economica.
Il 29% del campione ritiene invece che nel prossimo futuro potranno aumentare le assunzioni, ma, nella quasi totalità, chi ha una percezione positiva del futuro(miglioramento economico generale e quindi aumento dell’occupazione) appartiene alle aree del centro-Nord. Il 75% del campione infine non ha notato particolari cambiamenti nello svolgimento delle proprie attività professionali dal momento dell’entrata in vigore del provvedimento.