Dice Jean-Claude Juncker «Tutti i Paesi europei devono rispettare il patto di Stabilità». «A priori, non vedo alcuna ragione per cui debba essere concessa alla Francia, o all’Italia, una dilazione supplementare per ritornare entro i limiti del deficit. Ripeto: a priori, non la vedo».
«Ma poi, tutto dipenderà dagli impegni sulla stabilità che i governi prenderanno, e da come la Commissione europea o l’Eurogruppo, il vertice dei ministri delle Finanze della zona euro, valuteranno questi stessi impegni. Io sono aperto al dibattito. Non rappresento l’austerità, come certi pensano, ma la serietà».
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Questa è sicuramente una grande novità, e non solo, una apertura importante. Berlino è lontana. E Juncker apre questo spiraglio. Juncker, già presidente dell’Eurogruppo, è il candidato al vertice della Commissione voluto dal più forte partito europeo, il Partito popolare. Per tanti anni Juncker è stato considerato politico vicinissimo alla Merkel, e difensore strenuo del rigore finanziario. Ma dice: «Oggi io credo che non si possa esagerare con il rigore eccessivo. Che da sola, l’austerità nei bilanci non basti. E che al risanamento finanziario debbano accompagnarsi le politiche della crescita».
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«Nel 2008 ci siamo trovati di fronte a una crisi tremenda, senza strumenti per lottare. Abbiamo reagito lo stesso per risanare i bilanci: coerentemente e rapidamente. Anzi, la metterei così: rapidamente, ma troppo a lungo. Abbiamo investito 70 miliardi in questa lotta, ma il risanamento da solo è poi durato troppo. L’austerità eccessiva, fine a se stessa, non è un bene. Perché ci sono due principi che vanno sicuramente insieme».