Per anni ha fatto scalpore il fatto che il litorale romano fosse interdetto d’inverno come d’estate per le passeggiate. In pratica fare quattro passi sulla battigia vuol dire pagare una specie di pedaggio, tra l’altro sembra che i giudici abbiano stabilito l’irregolarità della gabella portando in primo piano la battigia.
È estate e si può parlare con tranquillità degli affari legati a questa stagione. Uno su tutti, il business degli stabilimenti balneari che a fronte del pagamento di una licenza e di una concessione demaniale, offrono servizi di diverso genere, dalla doccia alla ristorazione, fino alle aree attrezzate per bambini e il wi-fi.
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Ogni servizio si paga e se non si è clienti del famoso lido, stabilimento o bagno che dir si voglia, è facile che questi servizi costino anche più del previsto. Ma queste sono scelte del balneatore. Il problema più importante riguarda invece l’accesso al mare. Se n’è occupata anche Sabina Guzzanti ponendosi queste domande:
Nelle spiagge gestite da stabilimenti che noleggiano ombrelloni, lettini e servizi vari, si può accedere? Fin dove? E per fare cosa? È vera o no la storia della “libera battigia”?
La battigia è quella zona dove s’infrangono le onde ed è usata erroneamente in alternativa al termine bagnasciuga. Lo Stato dà una definizione precisa di questo posto: il tratto più vicino all’arrivo delle onde, di cui la Capitaneria di porto e gli enti locali definiscono la larghezza, che varia in genere da 5 a 10 metri. La questione è controversa comunque perché anche la legge è soggetta a diverse interpretazioni. Ecco come riassume Il Post
L’articolo 11 della legge 217 del dicembre 2011 ricorda che esiste “il diritto libero e gratuito di accesso e fruizione alla battigia, anche ai fini di balneazione”. Secondo questa legge avrebbe quindi ragione chi pensa di poter liberamente “accedere” alla battigia per fare il bagno (non solo per transitare da un punto all’altro di una spiaggia). Ma un elemento equivoco è dato dalla incerta formulazione, che indica che si possa accedere alla battigia “anche” per la balneazione: ma senza chiarire a quali altre pratiche possa riferirsi quell’anche. Si può sostare sulla battigia? Si può stendere un asciugamano? Su questo poi la stessa legge spiega che le regioni e i comuni possono autonomamente decidere come regolamentare le proprie spiagge.
A livello economico la domanda è: interdire l’accesso alla battigia, essere protezionisti nei confronti della propria concessione, è un atteggiamento economico che premia?