La Brexit avrà effetti negativi sull’Italia. L’uscita (inaspettata) del Regno Unito dall’Ue rischia infatti di gravare in maniera evidente, fino quasi a dimezzare la crescita preventivata nei mesi precedenti per il Pil italiano.
Lo sostiene il Centro studi di Confindustria, che ha rivalutato i dati alla luce della possibile uscita del Regno Unito dall’Europa: pertanto l’incremento del nostro Prodotto interno lordo sarà soltanto dello 0,8% nel corso del 2016 e dello 0,6% il prossimo anno.
La mancata transizione verso le riforme provocherebbe un caos politico, con ripercussioni sui rendimenti dei titoli di Stato, in aumento, fuga di capitali, caduta della fiducia di famiglie e imprese. Il “no” provocherebbe un calo del Pil dello 0,7% nel 2017, dell’1,2% nel 2018 e un +0,2% nel 2019, in totale un -1,7% mentre nello stesso periodo sarebbe salito del 2,3%, quindi un differenziale del 4%. Gli investimenti scenderebbero del 12,1% cumulato nei tre anni contro un +5,6%, quindi un differenziale del 16,8%. Gli occupati sono visti in diminuzione di 258mila unità, mentre altrimenti salirebbero di 319mila unita, quindi una differenza di quasi 600mila unità. Infine il debito pubblico sul il salirebbe dal 131,9% al 144% e il Pil pro capite calerebbe di 589 euro, con 430mila persone in più in condizioni di povertà.
Già da soli gli effetti nefasti della Brexit, secondo il centro studi di Viale dell’Astronomia, portano ad una previsione al ribasso di quasi il 50 per cento rispetto alle precedenti stime. Basti pensare che a dicembre si puntava ad una crescita dell’ 1,4% e dell 1,3% nel 2017. “Gli effetti della Brexit – spiega Confindustria – saranno più evidenti nel 2017”. Quindi per il “Csc” l’impatto sulla crescita del motore della produzione, rispetto allo scenario che non contemplava la Brexit, è quantificabile in un decimo di punto quest’anno e in cinque decimi il prossimo. Inoltre, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue farà perdere 81mila posti di lavoro in Italia nel biennio e 150 euro nel reddito pro-capite. Lo ha spiegato Luca Paolazzi, direttore del centro studi presentando la relazione sugli scenari economici.