La Cina è talmente grande da essere “naturalmente” contraddittoria. La crescita del paese, dopo l’annuncio del rallentamento dell’economia nel suo complesso, è ripresa, ma questo non ha dato entusiasmo e vigore al governo che ha studiato un modo per evitare nuovamente la sovraccapacità produttiva.
►Dalla Cina all’Europa senza Suez
I dati sulla crescita cinese sono chiari e si evincono dalla pubblicazione dell’indice PMI manifatturiero. Questo indicatore, nel giro di sedici mesi, si è riportato oltre la soglia dei 50 punti, fino a 51 punti. Superare la soglia dei 50, tanto per essere chiari, vuol dire avere un’economia in fase di espansione.
La crisi economica, però, è ancora uno spauracchio da archiviare e Pechino ha deciso di evitare brutte sorprese, per esempio la sovraccapacità produttiva. Con tutta l’autorità che gli è “riconosciuta”, allora, il Governo cinese ha pensato di ordinare la chiusura di 1300 fabbriche.
►La produzione del petrolio favorisce la Cina
I segnali positivi che arrivano dal paese fino ai mercati asiatici ed internazionali, sono stati così annichiliti. E’ sicuramente finito il periodo in cui si restava in allerta per il timore della crisi ma le sofferenze in termini di liquidità, non fanno dormire sonni tranquilli ai cinesi. Il rallentamento c’è e nel 2013 l’economia cinese crescerà soltanto al ritmo del 7 per cento. Forse, però, questo è il ritmo giusto per evitare future crisi.