Anche la recessione può contribuire a modificare le abitudini alimentari di una intera popolazione. Lo rileva una ricerca di Federalimentare che descrive come cinque anni di crisi, dal 2008 al 2013, abbiano cambiato le scelte dei consumatori in fatto di alimenti.
Negli ultimi cinque anni, infatti, i consumi alimentari degli italiani si sono ridotti in generale del 10%, con una spesa complessiva che è calata di circa 20 miliardi di euro. A subire delle modifiche, poi, è stato proprio l’intero paniere dei beni di consumo.
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La recessione ha portato gli italiani a consumare meno carne, che in genere incide parecchio sul costo complessivo della spesa, ma anche meno latticini, pesce, salumi, olio, frutta fresca e biscotti, prodotti di cui si è riusciti a fare a meno nell’ottica di una riduzione dei consumi. Non hanno invece subito un analogo calo pasta, il cui consumo è invece aumentato, trattandosi di un alimento nutriente ed economico, ma anche cioccolato e gelato, piccoli peccati di gola utili forse per tenere alto il morale anche in tempi di crisi.
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Le nuove abitudini alimentari degli italiani hanno avuto anche delle conseguenze sulla produzione dei rifiuti. Gli scarti alimentari sono infatti passati da un 25-30% degli anni passati ad un odierno 7%, segno che la spesa degli alimenti freschi viene ormai centellinata.