L’Italia è fuori dalla top 5 di Ikea. Fino al 2013 era il quarto paese per fatturato ma, complice la crisi, è passata al sesto posto sorpassata da Svezie e Russia. L’Ikea dimostra i segnali della congiuntura economica difficile che rallentano il ritmo di crescita, soprattutto per le difficoltà che colpiscono l’Europa dove Ikea annota il 70% delle vendite.
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Il gruppo ha chiuso il 2013 con un utile netto in aumento del 3,1% a 3,3 miliardi, in frenata riguardo alla forte crescita registrata nei due esercizi precedenti (+10,3% e +8%). Diminuisce anche il fatturato globale che ha comunque toccato un nuovo record di 28,5 miliardi (+3,2% annuo dopo +6,9% e +9,8% nei due anni precedenti). I risultati sono stati raggiunti, precisa Ikea in una nota, grazie alla ripresa negli Stati Uniti e all’espansione su nuovi mercati emergenti. Dall’Europa arrivano deboli segnali di cambiamento favorevole, mentre si protraggono le difficoltà nei paesi dell’Europa meridionale con cali del fatturato in Spagna e in Italia.
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“I consumi migliorano in diversi paesi – sottolinea il direttore generale, Peter Agnefiaell, in una nota – e anche se la situazione congiunturale complicata non è ancora finita, nondimeno ci sono segnali positivi”. Ikea ha rafforzato anche il target di raddoppio del fatturato a 50 miliardi circa da qui al 2020. Presente già in 43 paesi, Ikea ha preannunciato investimenti per 2,5 miliardi nell’esercizio in corso dopo aver aperto nel 2013 cinque nuovi punti vendita, di cui due in Cina. In India, Ikea sta cercando il sito giusto per la prima apertura con un target di 25 negozi entro il 2020.