Dopo sei anni di crisi il bilancio è spaventoso: 134mila imprese in meno. La denuncia parte dalla Cgia di Mestre che pone in evidenza che tra il 2008 e il 2013 le due maggiori categorie che formano il cosiddetto popolo delle partite Iva hanno subito una vera e propria moria di imprese: il saldo, dato dalla differenza tra le aziende nate e quelle cessate, è paurosamente negativo. Se tra i piccoli commercianti ci sono 64mila unità, tra gli artigiani supera perfino quota70 mila. Sommando i risultati delle due categorie, mancano quasi 134mila piccole imprese. Oltre a questo, c’è un altro aspetto poco conosciuto che spesso manda nel panico molti piccoli ex imprenditori. Come fa notare il segretario della Cgia, Bortolussi “A differenza dei lavoratori dipendenti quando un autonomo cessa l’attività non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito”.
Gli artigiani e i commercianti non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione nè di alcuna forma di cassaintegrazione o di mobilità lunga o corta. “Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare”. Tra il 2008 e il 2013 la pressione fiscale in Italia è aumentata di 1,7 punti percentuali: nel 2013 ha toccato il record storico del 44,3%.
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Il peso degli adempimenti burocratici “ha assunto un livello non più sopportabile”, sottolinea la Cgia. “Con uno scenario del genere – conclude Bortolussi – come fa il ceto medio produttivo a ritornare ad essere il motore dell’economia del Paese, se la politica non comincia ad affrontare con slancio i nodi strutturali che ostacolano la crescita?”.