La digital tax arriverà nel 2016

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La digital tax arriverà nel 2016. Si tratta di una delle ipotesi a cui stanno lavorando i tecnici del governo in vista della manovra finanziaria da 27 miliardi che sarà varata entro la prima metà di questo mese.

Sono necessarie nuove risorse dopo che i risparmi attesi dall’operazione spending review sono calati dai 10 miliardi inizialmente previsti nel Documento di economia e finanza (Def) del mese di aprile ai 6-7 miliardi, ma anche meno, della nota di aggiornamento dello stesso Def di queste ultime settimane.

Per questo sono forti le pressioni all’interno dell’esecutivo perché venga anticipata di un anno (dal 2017 al 2016) la norma che imporrà alle multinazionali del web (da Google a Facebook) di versare le imposte sui profitti realizzati in Italia. Nelle casse dello Stato arriverebbero a regime dai due ai tre miliardi di euro. Andrebbero però velocizzate tutte le procedure relative all’accertamento e ai processi informatici che permetteranno agli intermediari finanziari di applicare la ritenuta alla fonte. Altrimenti si rischierebbe un clamoroso flop. Partita non semplice.

A complicare il cammino (e la ricerca delle coperture) della legge di Stabilità c’è anche la frenata di Bruxelles sulla cosiddetta clausola di flessibilità legata all’emergenza migranti (circa 3,3 miliardi) sulla quale puntava il governo per finanziare in deficit una parte delle misure espansive. E per il governo si sta profilando un dilemma: prorogare la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato (8.060 euro di sconto per tre anni) che ha favorito molto, secondo i dati dell’Inps, il ricorso ai contratti standard e a ridurre l’area della precarietà; oppure anticipare parzialmente già nel 2016 una riduzione dell’Ires, cioè la tassa che versano le società di capitale.

 

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