Tra Giappone e Corea del Sud è guerra commerciale, ma in pochi se ne curano. Eppure i due paesi sono ai ferri corti, con blocchi alle importazioni reciproche e dazi che portano addirittura il prezzo di una birra a quasi 800 euro.
Se un coreano volesse assaggiare la classica birra media giapponese, dovrebbe staccare un assegno, perché i bar coreani boicottano qualsiasi cosa giapponese capiti a tiro. In Corea non vedrete Toyota, o Sony, perché i coreani sono sul piede di guerra. I consumatori non comprano più i prodotti del Sol Levante, secondo un recente sondaggio.
Il 55% della popolazione ha deciso che i prodotti giapponesi non devono essere più acquistati, a causa della guerra commerciale, nata su una disputa per dei risarcimenti della seconda guerra mondiale e sul blocco nipponico dei prodotti tecnologici coreani.
La guerra commerciale sconosciuta
È così iniziata una guerra commerciale che non ha trovato spazio sui giornali, nonostante sia feroce e aggressiva. Sembrano lontani i tempi quando i due paesi organizzavano i Mondiali di calcio del 2002 insieme, quelli del famoso arbitro Moreno.
Ma in realtà, le due nazioni non si sono mai amate, anzi. Il Giappone occupò la Corea durante la Seconda Guerra mondiale, con una repressione dura e feroce, che lasciò il segno nei sentimenti coreani.
Sentimenti che si sono trasformati in sentenze di risarcimento, l’anno scorso, da parte della giustizia ordinaria coreana contro due colossi giapponesi, la Mitsubishi Heavy Industries e la Nippon Steel. Da questa sentenza sono crollati 70 anni di rapporti commerciali allacciati con difficoltà.
Il Giappone deve risarcire i lavoratori coreani, costretti a dagli occupanti nelle fabbriche nipponiche durante la guerra.
E quando la giustizia coreana ha sequestrato dei beni appartenenti alle due aziende, il Giappone è passato ai fatti, vietando le esportazioni in Corea di display e semiconduttori, prodotti essenziali per l’industria coreana.
Per Tokyo, le riparazioni di guerra sono state saldate e la questione deve essere al limite discussa in un Paese terzo. Seul vuole ricorrere al tribunale commerciale del Wto perché si tratta di ritorsione e non di sicurezza nazionale, come vorrebbe il Giappone.
Ma sono gli stessi cittadini coreani ora a premere per boicottare i prodotti giapponesi. La Cina per il momento sta rifornendo la Corea, mentre il Giappone sta registrando un calo nelle esportazioni, a cui dovrà porre rimedio.