La Cina è per moltissimi aspetti sotto i riflettori finanziari. Sicuramente colpisce il rallentamento produttivo del colosso asiatico ma di recente la discussione si è infiammata riguardo la liberalizzazione che ha coinvolto gli istituti di credito cinesi.
► La banca più potente in Europa
Riassumendo: fino alla settimana scorsa le banche cinesi non potevo oltrepassare una soglia minima nella definizione dei tassi d’interesse, adesso invece, potranno scegliere il tasso che vogliono. La liberalizzazione del sistema dei tassi delle banche cinesi dovrebbe così aumentare la competizione tra gli istituti di credito, con il conseguente aumento della domanda di mutui e prestiti. Un movimento che è esattamente opposto a quello che si verifica nel nostro paese dove nonostante il credit crunch, la pressione sul sistema creditizio tricolore non diminuisce.
La liberalizzazione delle banche cinesi è da considerarsi un ulteriore passo avanti verso la decostruzione dello statalismo orientale. I vantaggi ricadranno sia sulle banche che potranno tornare ad essere competitive, sia sulle famiglie e sulle imprese che vedranno i costi di mutui e prestiti notevolmente ribassati.
►Il credit crunch cinese non piace all’Europa
L’Italia non è ancora pronta per seguire il modello cinese perché la stretta del credito è troppo pesante. Basta far riferimento all’ultimo rapporto ABI in cui si spiega che a giugno c’è stato un altro calo del 3 per cento circa dei prestiti concessi dalle banche.