Gli attivisti dell’opposizione in Russia sono stati a guardare la spirale di violenza politica in Ucraina con una certa sorpresa, a volte chiedendosi perché i loro vicini si sono dimostrati di essere attivisti più tenaci di quelli visti nelle proteste a Mosca nel 2011 e nel 2012.
Una teoria comunemente citata è quella economica. In Ucraina nel corso degli ultimi 25 anni i cittadini hanno vissuto una situazione più disperata dei russi, che hanno goduto di anni di crescita alimentata dall’energia.
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Il prodotto interno lordo dell’Ucraina è a 97 miliardi di dollari lo scorso anno rispetto ai 113.000 milioni dollari nel 1992. L’andamento sembra è impressionante se confrontato con quello della vicina Russia, il cui Pil è cresciuto a 1.000 miliardi di dollari l’anno scorso ed era a 684 miliardi di dollari nel primo anno post sovietico.
In Russia il PIL è cresciuto del 125% e il Pil pro capite è cresciuto del 137%, più del doppio che in Ucraina.
L’Ucraina non ha la fortuna di avere gas e petrolio, che ha alimentato la crescita in Russia e nei Paesi dell’Asia centrale. Manca anche la vicinanza con l’Unione europea e gli scambi preferenziali sono con Mosca. L’Ukraina deve sopravvivere con i prezzi elevati del gas naturale che arriva dalla Russia, dal quale è altamente dipendente.
Ma gli svantaggi naturali e geopolitici dell’Ucraina non sono sufficienti a spiegare tutta la sua sottoperformance, come hanno affermato gli economisti occidentali e le istituzioni finanziarie, che per decenni hanno richiamato il Paese a fare riforme più audaci.
In diversi governi ucraini è mancata la volontà politica e la visione chiara degli economisti per lanciare le riforme economiche e le privatizzazioni simili a quelli fatti in Russia o in Europa centrale.