Anche se il Governatore pugliese Emiliano si affretta a specificare che non si tratta di una misura assistenziale è difficile non considerare tale un reddito di dignità che sarà corrisposto con assegni da 600 euro alle persone che svolgeranno attività utili. Ecco come funziona. Quando si parla di welfare si scontrano tanti punti di vista e tante visioni del mondo. Figurarsi quando poi il sistema del welfare deve essere sostenuto da iniziative e strumenti concreti. È quello che sta succedendo nella Regione Puglia dove la Giunta regionale ha approvato il disegno di legge sul Reddito di dignità “ReD”, il progetto che consentirà ai nuclei familiari pugliesi che si trovano sotto la soglia di povertà di recuperare un minimo di capacità di spesa e ottenere formazione professionale, reinserimento lavorativo e ruolo all’interno della comunità.
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Emiliano spiega così il suo provvedimento
“Abbiamo approvato in Giunta il disegno di legge sul Reddito di Dignità “ReD” -ha detto- una misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. La misura prevede fino a un massimo di 600 euro al mese, per 20mila famiglie, corrispondenti a circa 60mila pugliesi, ogni anno. Nell’arco di 5 anni si stima di poter raggiungere la totalità della popolazione pugliese che oggi si trova sotto la soglia di povertà”.
“Il Reddito di Dignità non è una misura assistenziale o una forma di beneficenza. È un patto che coinvolge tutto il nucleo familiare, in cui si mette a disposizione il proprio tempo per svolgere un’attività concreta, che sia di formazione, di riqualificazione professionale o la disponibilità a svolgere mansioni di utilità sociale”.