La risalita dei mercati emergenti

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I mercati emergenti, da tempo considerati alla stregua di una minaccia per la ripresa economica, possono rappresentare un’opportunità. Perché?

A dirlo è, a seguito di un approfondito studio, l’economista Fadi Hassan in occasione di un rapporto stilato per Unicredit. Hassan, docente di economia del Trinity College Dublin, ha elencato tre fattori che stanno facendo paura agli investitori di tutto il mondo, per sottolineare quanto i mercati emergenti abbiano ancora molta strada da fare, e a buon ritmo. Gli spauracchi globali sono i “CCC”, ovvero le materie prime (Commodity), la Cina e il deflusso di capitali (Capitals) dai Paesi emergenti.

CCC

Il prezzo delle materie prime ha subito uno scossone importante, a cominciare dal barile di petrolio che ha da poco aggiornato i minimi da dodici anni, ben sotto quota trenta dollari. Secondo Hassan è stato toccato il fondo. Seguirà ora un periodo di stagnazione, sebbene ci sia qualche ulteriore correzione possibile. Sulle economie emergenti, questo calo delle materie prime ha rotto il giochino che ha permesso a molti Paesi produttori di crescere con il vento in poppa; ora i loro bilanci pubblici sono sotto pressione.

Cina

Pechino ritiene di puntare a una crescita del 6,5% nei prossimi cinque anni, per Unicredit è più probabile ci si posizioni intorno al +6%. In ogni caso, non è questa la circostanza per la quale parlare di ‘hard landing’, ovvero di atterraggio pesante dopo anni di crescita tumultuosa. Al contrario, ci sono spazi di bilancio per seguire la strada indicata nelle linee programmatiche: investimenti nell’Ict, spinta sui consumi interni, ampliamento della politica demografica con l’apertura al secondo figlio. La volatilità dei mercati e l’incremento dell’indebitamento rappresentano un problema per il settore bancario della seconda economia al mondo, ma se si affronteranno correttamente le sfide su produttività e consumi Pechino continuerà a giocare un ruolo trainante.

Deflussi di capitali

Se i primi due aspetti sono ritenuti da Hassan durevoli, almeno per il prossimo biennio, la fuga dei capitali dai mercati emergenti vista nel 2015 dovrebbe invertire il segno già nel 2016.

Fatte le dovute riflessioni, il report ragiona sulla dinamica dei Paesi emergenti al netto dei CCC, per rispondere alla domanda: quanto crescerebbero senza i fattori materie prime, Cina e deflusso di capitali? Ebbene, secondo il rapporto il potenziale di crescita è tra il 5,2 e il 6% annuo.

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