Fa discutere, da giorni, la rivoluzione fiscale ‘copernicana’ annunciata dal Premier Matteo Renzi. Gli addetti ai lavori ritengono difficile la realizzazione del programma proposto dal Presidente del Consiglio.
Il motivo? Nel prossimo biennio rischia di costare 17 miliardi, poi 25 e infine 30 miliardi di euro. D’altro canto, c’è chi comincia a fare i conti su quanto risparmierebbero gli italiani senza pagare la Tasi: secondo il Servizio politiche territoriali della Uil, l’annuncio dell’abolizione della Tassa sui servizi sulla prima casa per i 25,7 milioni di proprietari significherebbe un risparmio medio pari a 180 euro annui, 230 euro in media nei Capoluoghi di provincia.
La simulazione del sindacato afferma che il risparmio virtuale maggiore si registrerebbe a Torino, con 403 euro medi a famiglia; fuori dalla top ten, a Milano il risparmio sarebbe di 300 euro. In coda, ma significa che attualmente sono meno tartassati, ad Asti il risparmio medio sarebbe di soli 19 euro.
Secondo la Uil, ogni diminuzione del carico fiscale a carico delle famiglie è la benvenuta. Tocca, tuttavia, non incorrere negli errori del passato, secondo Guglielmo Loy:
Sarebbe saggio e opportuno, che contestualmente all’abolizione della Tasi, Renzi straccasse 8 mila assegni intestati ai Comuni, con copertura certa, dall’importo complessivo di 4,6 miliardi di euro. Infatti, a tanto ammonta il gettito per i Comuni derivante dalla Tasi, di cui 3,8 miliardi di euro per la prima casa e il resto, 800 milioni, per gli altri immobili. Tanto per fare qualche esempio concreto l’assegno per la Città di Roma dovrà ammontare e 524 milioni di euro; per Milano 206 milioni di euro; per Torino 115 milioni di euro; per Genova 74 milioni di euro; Napoli 63 milioni di euro; Bologna 48 milioni di euro; Firenze 42 milioni di euro; Bari 41 milioni di euro; Venezia 34 milioni di euro; Cagliari 20 milioni di euro; Palermo 16 milioni di euro; Reggio Calabria 9 milioni di euro.