Il mondo della finanza, in questo momento, per quanto riguarda l’Italia, si sta interrogando sulla realtà della “candidatura” di Mario Monti. L’ex premier sembra deciso a guidare una grande coalizione centrista moderata ed ha preso le distanze sia dal PD, sia dal PdL. Quest’ultimo, pur criticando l’operato del professore bocconiano, ha scelto di corteggiare la Lega, mentre il PD ha sottolineato i punti forti del programma del partito in cima ai sondaggi.
Quello che c’è da considerare è che un esito delle urne corrispondente alle aspettative degli investitori, potrebbe attirare nuovi investimenti nel nostro paese. Le ultime aste di BTp hanno dimostrato che la platea di fan del tricolore si è ampliata notevolmente.
Il rendimento dei BTp a 10 anni, quelli più sensibili alla politica e quelli su cui si calcola lo spread, è in calo, il che vuol dire che si ha fiducia nell’Italia e nella possibilità che le urne allontanino con il loro risultato l’ipotesi di ingovernabilità.
E poi c’è sempre l’agenda Monti, i suoi buoni propositi che nascono dalle basi tecniche gettate dal governo uscente: lavoro sul debito, stimolo alla crescita, allontanamento dello spettro della recessione e Decreto liste pulite, salvato in extremis dalla Legge di Stabilità.
Peccato soltanto per l’incremento della pressione fiscale associato al governo Monti.