Che l’austerity non sia più un modello da seguire, lo dimostrano i fatti e anche i paesi che ancora sostengono la linea dura sui conti nazionali, dovranno ricredersi osservando che la pressione fiscale non agevola la ripresa economica.
►La Germania deve ripensare all’austerità
L’ultima notizia in ordine cronologico legata all’austerity è quella di un ragazzo, uno studente americano di economia, di appena 28 anni che, aiutato dai suoi professori Micheal Ash e Ropert Pollin ha messo in discussione numerosi punti della ricerca “Growth in the time of debt”. Il documento in questione è stato usato da molti politici per giustificare alcune imposizioni fiscali e altre misure economiche finalizzate alla riduzione del debito.
►L’austerity ha le ore contate
Il documento citato era stato stampato nel 2010 ed era stato curato da due economisti di Harvard, Carmen Reinhart e Ken Rogoff. La loro teoria partiva dall’assunto che un paese che superi la soglia del debito pubblico del 90 per cento, avrà una flessione del PIL.
►Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff
I tre errori individuati dallo studente americano nella ricerca, sembrano quasi ai limiti dell’ironia. In primo luogo sembra che nelle tabelle di elaborazione fatte con Excel siano stati selezionati e quini inclusi nella ricerca meno paesi. Poi nei primi due anni del dopoguerra non sono stati conteggiati i dati di Australia, Canada e Nuova Zelanda.