Le retribuzioni contrattuali orarie a luglio hanno fatto registrare una crescita pari allo 0,1% in confronto al mese precedente e pari all’1,2% nei confronti di luglio 2014.
A comunicarlo è l’Istat, aggiungendo che in totale nei primi sette mesi del 2015 la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,1% rispetto al corrispondente periodo del 2014. Buste paga sempre ferme nella Pubblica amministrazione per il blocco della contrattazione. Sempre a luglio, è bene ricordare, l’indice dei prezzi al consumo è calato dello 0,1% mensile e salito dello 0,2% annuo. Sono i dati sull’attesa per i rinnova, però, che fanno infuriare i consumatori: “Sono vergognosi.
Non è possibile che ai lavoratori non siano rinnovati i contratti per più 4 anni e mezzo. I consumi non potranno mai riprendere se i lavoratori non ricevono uno stipendio adeguato all’inflazione e alla perdita del potere d’acquisto”, dice Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
Tornando all’Istat e guardando i principali macrosettori, a luglio le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell’1,7% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della Pubblica amministrazione. I settori che sempre a luglio, come emerge dai dati Istat, presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: agricoltura (4,0%); energia e petroli, estrazione minerali, gomma, plastica e lavorazione minerali non metalliferi (3,0%); metalmeccanica (2,7%). Si registrano variazioni nulle nei settori del credito e assicurazioni, degli alimentari, bevande e tabacco e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Proprio sui tempi di rinnovo, i contratti in attesa alla fine di luglio risultano 36 (di cui 15 appartenenti alla Pubblica amministrazione), relativi a circa 4,9 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego). La quota di dipendenti in attesa di rinnovo per l’insieme dell’economia è scesa al 38,0%, in diminuzione rispetto al 40,3% del mese precedente. Al ,contrario i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono in media 55,3, in deciso aumento – sottolinea l’Istituto di statistica – rispetto allo stesso mese del 2014 (31,0).