La disoccupazione è ormai da molti anni uno dei principali tempi all’attenzione del Governo. Oggi si attesta intorno al 12,7%. Nello specifico quella giovanile ha raggiunto il 37% nella fascia che va dai 15 ai 24 anni.
Una spaventosa perdita di capitale umano con gravi e costose conseguenze economiche e sociali per il Paese. Per contrastare questo incredibile fenomeno e favorire l’inserimento dei più giovani nel mercato del lavoro le autorità di governo hanno fatto ricorso da interventi che sostanzialmente si traducono in una riduzione e, per un periodo limitato, del costo di lavoro per le nuove assunzioni a tempo determinato o per la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.
Ma si tratta di interventi che sono serviti realmente? Le rilevazioni statistiche dell’Istat non offrono dati confortanti. Le iniziative a favore dell’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro hanno contribuito solo in minima parte ad attenuare il fenomeno della disoccupazione che, al contrario, negli ultimi anni evidenzia un netto peggioramento.
La crisi recessiva ha certamente reso più difficile il perseguimento degli obiettivi delle politiche governative ma qualche dubbio sorge sulle tipologie di incentivi sin qui attivati.
Si ha infatti difficoltà a credere che nella situazione attuale di crisi le misure trovate a favore dell’occupazione dei giovani (quali ad esempio tirocini formativi in azienda, riduzione dello stipendio mensile lordo, bonus assunzioni giovani, contratti di apprendistato) possano dare risultati diversi da quelli che hanno condotto l’Italia ad avere un tasso di disoccupazione dei giovani che è senza dubbio tra i più elevati nell’intera Europa.