Si avvicina sempre più in fretta la data del 1 ottobre, quella in cui, stando alle ultime decisioni del Governo, dovrebbe scattare il preannunciato aumento dell’ IVA, che porterà l’ aliquota tradizionale a salire dal 21% al 22%. Ma forse non è ancora detta l’ ultima parola. L’ esecutivo sta infatti studiando delle possibili soluzioni per evitare l’ introduzione di questa misura che avrebbe come diretta conseguenza un aggravio della situazione del settore commerciale italiano, senza contare le ovvie ripercussioni sul bilancio delle famiglie.
Ma quali sono le aliquote IVA che gli italiani pagano su beni e prodotti? La situazione delle imposte sul valore aggiunto, in realtà, è abbastanza diversificata e stratificata. E da questo punto di vista, anche nei confronti di quanto prescritto dalle leggi comunitarie dell’ Unione Europea, l’ Italia già beneficia di una serie di agevolazioni normative e fiscali.
I beni di prima necessità, infatti, come latte, frutta, verdure, pane, pasta, giornali, libri, prime case o apparecchi per disabili sono soggetti ad una aliquota del 4%, che in realtà è già di un punto inferiore a quella prevista dall’ Europa, che viaggia sul 5%, e costituiscono un paniere di prodotti “intoccabili”, cioè che non possono essere incrementati ma solo ridotti. Da questo punto di vista, quindi, i beni di prima necessità non possono essere presi in considerazione dall’ esecutivo per la messa in atto dei vari aggiustamenti dell’ IVA.
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Vi è poi una seconda categoria di beni in cui la tassazione si presenta con un’ aliquota pari al 10%, all’ interno della quale sono compresi beni in un certo senso di seconda necessità, tra cui molti alimenti, come carne, pesce, yogurt, uova, miele, riso ma anche servizi come luce, gas, alberghi, ristoranti, edilizia e medicinali. All’ aliquota di questi prodotti è dunque possibile apportare delle modifiche, almeno dal punto di vista teorico, ma sarebbe sicuramente necessario scegliere attentamente le varie tipologie di prodotti, per non arrecare danni ai redditi delle famiglie. Alcuni prodotti appartenenti a questa categoria, per il Governo, potrebbero essere sottoposti ad una aliquota del 21%, ma anche in questo caso andrebbe tenuto conto di quanto prescrivono le direttive europee in materia, che bloccano l’ incremento di alcune aliquote.
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Vi sono poi, infine, i prodotti già sottoposti alla più alta delle aliquote, quella del 21%. Questi prodotti di consumo, considerati non di prima necessità, ma all’ interno dei quali rientrano anche abbigliamento, benzina e scarpe, sono quelli che probabilmente subiranno in blocco il rincaro, a meno che il Governo non riesca a reperire i fondi necessari al blocco dell’ aumento dell’ IVA.