Nelle ultime ore, il passaggio di buona parte del controllo di Telecom in mano agli spagnoli di Telefonica, attraverso i nuovi assetti societari della holding Telco, può essere considerato come un ulteriore, emblematico capitolo che si aggiunge a quel fenomeno di “dispersione internazionale” degli storici marchi italiani tra le strade finanziarie del mondo.
> Le regioni italiane con il più alto numero di fallimenti
Un altro storico pezzo dell’imprenditoria italiana passa cioè sotto mani straniere, andando a creare una situazione che si prospetta permanente, così come accaduto più volte in passato ad un gran numero di brand storici che il territorio italiano aveva in passato tenuto a battesimo e coltivato.
> Falliscono le imprese italiane e chiudono le aziende storiche
Due in particolare i settori economici colpiti da questo fenomeno di emigrazione dei marchi: quello alimentare e quello del lusso. Nel settore del Made in Italy, infatti, da diversi anni a questa parte si registrano delle defezioni importanti di aziende passate alla fine sotto i capitali stranieri. Ecco quali sono:
- Fendi, Bulgari e Loro Piana: il 51% di Fendi, costato un miliardo e mezzo di euro, è oggi detenuto da Arnault, insieme a Patrizio Bertelli di Prada. Arnault comprato anche le quote di Bulgari, per 4 miliardi, e quelle di Loro Piana per 2 miliardi, aggiudicandosi così tre marchi fondamentali del lusso, tra abbigliamento, gioielli e cashmere.
- Emilio Pucci, acquistato dal fondo Lvmh
- Safilo, acquistato dal fondo Hal, di proprietà di armatori olandesi
- Gucci, Brioni e Pomellato: tre marchi storici italiani oggi in mano a Kering, gruppo multinazionale guidato da Francois Henri Pinault
- Valentino, prima di proprietà del gruppo Marzotto, rilevato al 100% dalla famiglia dell’emiro del Qatar Al-Thani.