Non è stato un 2013 entusiasmante per il sistema produttivo italiano, a giudicare dai dati forniti nei giorni scorsi da Bankitalia e Istat che hanno sottolineato con i numeri tutte le falle di un sistema sempre più precario. I dati interrompono, sottolineando lo 0,7% in meno sull’attività, sul nascere la mini-ripresa di novembre. I finanziamenti, pertanto diminuiscono del 5,3%. Una vera ‘doccia fredda’.
Quali sono le cause di questo ennesimo break? Domanda e offerta di credito, entrambe in frenata, si incontrano su livelli di quantità e prezzi troppo poco favorevoli allo sviluppo e non a caso è proprio sulle modalità di finanziamento all’economia che da tempo ci si arrovella per uscire da questo impasse, con l’ipotesi di creare una bad bank per far riavviare il sistema. Ipotesi avanzata anche da Ignazio Visco, governatore di Bankitalia.
Il carburante per il sistema, ovvero i finanziamenti, è sempre più scarso. Il -5,3% di dicembre sullo stock di prestiti alle imprese, la dice lunga. Le operazioni di nuovi finanziamenti sono in calo di oltre 13 punti nell’intero 2013 e tutto diventa sempre più costoso in quest’ottica.
Alta rischiosità del sistema
Il sistema presenta una rischiosità alta, con un calo degli spread tra Btp e Bund che ha effetti marginali sul costo del denaro e che è molto elevato in confronto alla media europea.
Tra novembre e dicembre, mentre lo spread si riduceva di una trentina di punti, il tasso medio delle operazioni nuove era addirittura in crescita di tre punti base, principalmente a causa dell’impennata dei listini sui finanziamenti a medio-lungo termine.