Quali potrebbero essere le nuove misure per la riduzione giovanile, da affiancare a quelle già sperimentate? Nel settore manifatturiero, dove la competitività dell’Italia è seconda in Europa solo a quella della Germania, le imprese che negli ultimi anni hanno avuto più risultati (molto positivi e più alti in confronto alla media) in termini di produttività, livelli produttivi e profitti sono quelle che maggiormente hanno innovato e che dunque si sono aperte verso nuovi mercati di sbocco.
Per tale motivo, la crescita si è verificata ma solo per le aziende che hanno investito in nuove tecnologie e nell’internazionalizzazione delle loro attività produttive. È evidente che questo percorso non è accessibile a tutte le imprese, ma è altrettanto vero che sono numerose le aziende, anche di minore dimensione, che dispongono di prodotti e tecnologie adeguate ma che non sfruttano (o sfruttano poco) queste opportunità dal momento che operare sui mercati esteri richiede un cambiamento radicale del ‘come fare Impresa’.
Negli anni più recenti lo sviluppo dei mercati globali, ed il commercio internazionale in particolare, sono stati interessati da trasformazioni che hanno ridisegnato completamente ruolo, funzioni e strategie dei sistemi produttivi delle imprese.
Il settore dei servizi ha assunto un peso dominante nella fornitura dei beni industriali e commerciali sia nazionali sia esteri. Il livello di competitività delle imprese manifatturiere non è più misurato dai prodotti finiti ma dal loro livello di partecipazione nelle catene globali del valore; lo sviluppo di competenze e Know how necessari ad accrescere la competitività delle imprese si formano attraverso percorsi virtuosi di integrazione tra la formazione di qualità dei più giovani e le esperienze di stage nell’azienda.