263 favorevoli, 112 contrari e 12 astenuti. Dopo la fiducia ottenuta il giorno prima, il Decreto Fallimenti ottiene anche il via libera definitivo da parte della Camera de Deputati. Ora la palla passa a Palazzo Madama, 5 voti ribelli in Forza Italia. Questa a livello introduttivo è l’analisi politica che fa Openpolis della legge sui fallimenti che passerà alla storia come il decreto legge n. 83. Adesso l’iter parlamentare dovrebbe andare un po’ oltre. Il provvedimento include l’accesso al credito facilitato e la ristrutturazione dei debiti ma pone anche una serie di cautele rispetto al sequestro giudiziario delle imprese come l’Ilva.
I 5 voti ribelli, tutti all’interno di Forza Italia. Con la maggioranza del gruppo che ha deciso di astenersi, Deborah Bergamini, Sandro Biasotti, Renata Polverini e Guglielmo Picchi si sono invece schierati contro, mentre Valentino Valentini ha seguito la linea del Governo votando a favore. Utilizziamo uno stralcio del testo di presentazione per mostrare le specificità del testo di legge.
L’articolo apporta modifiche agli articoli 163, 165, 172, 175, 177 e 185 della legge fallimentare per consentire ai creditori di sottoporre proposte di concordato alternative a quella presentata dall’imprenditore all’assemblea dei creditori, che potranno quindi scegliere la proposta che meglio tuteli i loro interessi. Anche in questo caso, come per il precedente articolo, le finalità sono quelle di massimizzare la recovery dei creditori concordatari e di mettere a disposizione dei creditori concordatari una possibilità ulteriore rispetto a quella di accettare o rifiutare in blocco la proposta del debitore.
Tale intervento è funzionale a due importanti obiettivi:
a) offrire ai creditori strumenti per impedire che il debitore presenti proposte che non rispecchiano il reale valore dell’azienda (appropriandosi, così, integralmente del surplus di ristrutturazione, ossia del maggiore valore creato dalla riorganizzazione rispetto all’alternativa della liquidazione fallimentare), anche quando ai creditori non sia offerta l’integrale soddisfazione dei loro crediti, benché riscadenzati;
b) creare i presupposti per la nascita, anche in Italia, di un mercato dei distressed debt, già da tempo sviluppatosi in altri Paesi (tra cui, in particolare, gli Stati Uniti d’America) in modo da consentirne un significativo smobilizzo. Eventuali investitori interessati a compiere un’operazione di acquisto e risanamento di un’impresa in concordato, per poter presentare una proposta alternativa, dovrebbero infatti acquistare crediti nei confronti dell’impresa in concordato per un valore pari almeno al 10 per cento dell’indebitamento di quest’ultima. Se poi l’investitore volesse assicurarsi il successo della propria proposta la percentuale di crediti che dovrebbe essere acquistata sarebbe molto maggiore.