Il disegno di legge relativo alla Legge di Stabilità, come è noto, ha rivisto da cima a fondo l’insieme delle imposte che gravano sulla casa e sui servizi, introducendo la Tasi, la Tari e le Trise, e che saranno per buona parte appannaggio dei Comuni, a cui spetterà anche il compito di deciderne le aliquote.
> Ecco quanto vale la nuova Tasi secondo il Ministero dell’Economia
Anche i valori e aliquote, tuttavia, potranno avere una durata solo temporanea, come nel caso del tetto imposto all’aliquota più alta della Tasi, quella del 2,5 per mille, che nell’ultima bozza della Legge di Stabilità dovrebbe essere valido solo per l’anno di imposta 2014. Per il 2015, infatti, almeno nella versione ancora non definitiva della legge, l’aliquota massima delle prime case sarà quella valida per la vecchia IMU, pari al 6 per mille.
> Il MEF spiega in una nota la differenza tra Tasi e IMU
Ma cosa succederà invece per le secondo e le terze case alla luce della rimodulazione delle nuove imposte? L’aliquota massima prevista per le seconde case rimarrà al 10,6 per mille. Queste ultime, tuttavia, saranno tenute al pagamento sia della vecchia IMU, non abolita per loro, sia della nuova Trise. Il disegno di legge della legge di Stabilità, tuttavia, afferma che per le seconde e le terze case l’aliquota della Tasi, la componente servizi della Trise, non potrà comunque superare il 10,6 per mille.
Ragione per cui molti comuni – circa 1000 sugli 8 mila italiani – non potranno applicare la Tasi, perché già hanno un’aliquota ai massimi livelli. A questo gruppo appartengono anche 48 capoluoghi di provincia o di regione, tra cui figurano Roma, Milano, Bologna, Napoli, Firenze, Venezia, Torino, Bari.