La produzione industriale, gli investimenti e la crescita delle vendite al dettaglio in Cina si sono raffreddate più di quanto stimato in gennaio e febbraio, segnalando un rallentamento economico che rende l’obiettivo di espansione del governo più difficile da raggiungere.
La produzione industriale è aumentata dell’8,6%, l’avvio di anno più debole dal 2009. Le vendite al dettaglio sono avanzate dell’11,8%, il ritmo più lento dal 2004. L’aumento del 17,9% degli investimenti in capitale fisso è stato il più basso da 13 anni.
► Il Made in China verso il tramonto superato dal Vietnam e da altri paesi
L’inizio dell’anno per la Cina non è stato quindi di crescita, mentre il premier Li Keqiang aveva indicato alla nazione che raggiungerà l’obiettivo di crescita flessibile del 7,5%. Il rallentamento può testare l’impegno del Partito Comunista di affronatre il debito e l’inquinamento. In tutti i casi la decelerazione della seconda più grande economia del mondo è molto veloce. Il governo cinese potrebbe tagliare il coefficiente di riserva o fare qualche allentamento entro pochi giorni per mantenere l’obiettivo di crescita del 7,5%.
Il rallentamento dell’economia cinese è piuttosto insolito nella storia economica degli ultimi dieci anni e le cifre di oggi mostrano una certa debolezza. Negli ultimi anni la Cina è cresciuta più degli altri Paesi essendo il principale tra i Paesi emergenti.
I dati rilasciati in precedenza, prima di febbraio, hanno mostrato esportazioni inaspettatamente crollate. I dati di oggi hanno mostrato anche che il valore delle case vendute è sceso del 5% rispetto agli stessi due mesi di un anno fa.
In un conferenza il Presidente Li ha affermato che il target di crescita del Pil è di circa il 7,5% e questo significa che c’è un certo grado di flessibilità.