L’economia circolare produce ricchezza: più posti di lavoro in Italia e in Europa

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Foto da valli-ambiente.it

L’economia circolare è il miglior datore di lavoro per l’Italia; il settore della raccolta dei rifiuti e della loro trasformazione sembra infatti aver generato circa 199 mila nuovi posti di lavoro. I numeri parlano chiaro: 9 milioni di tonnellate di rifiuti e 20 milioni di tonnellate di residui agricoli prodotti ogni anno, grazie al loro possibile riutilizzo nell’ambito della bioraffinazione, del compostaggio e delle bioplastiche, sono un’importante risorsa occupazionale per la nostra penisola,.

Un esempio tutto italiano della possibilità di attuare un’economia di tipo circolare nel Bel Paese è rappresentato da Coou, il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati. Quest’ azienda raccoglie da 32 anni uno dei rifiuti più pericolosi per l’ambiente, ma delle 5,3 milioni di tonnellate raccolte il 90% è stato utilizzato per la produzione di nuovi lubrificanti; una scelta green che ha permesso all’Italia di risparmiare circa 3 miliardi di euro in petrolio.

Questo è solo uno dei tanti casi virtuosi di aziende che hanno effettuato scelte ecologiche ben precise; per conoscere altre realtà eco-friendly è possibile consultare la sezione Future-E sul sito di Enel che, partendo da un progetto di economia circolare, informa su iniziative sostenibili energetiche e ambientali attuate in Italia e nel mondo.

Che i rifiuti rappresentano un’opportunità lavorativa lo sa bene anche l’Europa, che secondo altre stime, complice la nuova legislazione in tema di rifiuti, ha visto la creazione di 400 mila nuovi posti di lavoro; altri 180 mila potrebbero invece essere stati creati dalla Valutazione d’impatto della Commissione Europea al 2030. Più ottimistici i dati proposti dai Wrap, un Ong britannica, che ha parlato di 3 milioni di nuove assunzioni dirette o facenti parte dell’indotto.

In termini occupazionali l’economia circolare sembra essere molto efficace, ma lo è anche dal punto di vista economico ed energetico? La risposta è sì.

Basta pensare che il 40% dei costi delle imprese manifatturiere è dovuto all’acquisto delle materie prime, una spesa alla quale vanno poi sommati il costo dell’acqua e quello dell’energia. Dunque, maggiore sarà il riutilizzo delle materie prime seconde, ovvero le materie prime derivanti dal riciclaggio di rifiuti e scarti industriali, maggiore sarà il risparmio per le aziende (si parla di 600 miliardi euro annui). Ovviamente l’adozione di un modello produttivo circolare ha effetti benefici anche sull’ ambiente, grazie a una riduzione della produzione di gas serra dal 2% al 4%.

 

 

 

 

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