Dal punto di vista dell’impatto che le release di oggi potranno avere sulle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve, è bene questa volta essere più cauti nel senso che la Yellen, in tutte le sue prime uscite da neo governatore, ha ribadito con buona chiarezza che l’istituto centrale non sarà rispetto al famoso thresold fornito del 6,5 di unemployement; nell’ultimo speech alla Banking Commission del Senato.
Esso infatti non può essere ritenuto soddisfacente nel medio periodo in quanto è assolutamente necessario ripristinare quanto prima la piena occupazione, compito che naturalmente coinvolge e compete all’azione di Governo. Circa l’inflazione, Yellen ha evidenziato di recente come il target del 2% di inflazione sia verosimile a partire essenzialmente dal 2015 e che il suo livello ancora molto ridotto e con aspettative ancora tendenti ai livelli attuali in realtà rafforzino le attese circa un buon miglioramento sul fronte occupazionale.
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Sul tapering invece, quello senza dubbio più imminente, sempre il banchiere centrale ha confermato la linea della continuità rispetto alla politica monetaria dell’era Bernanke, di cui peraltro, e lo ha apertamente dichiarato, lei è stata attiva partecipe e promotrice spiega Davide Marone di Daily Fx. Il tapering, cioè la progressiva dismissione del Quantitative Easing 3, dovrebbe perciò continuare al ritmo attuale di 10 miliardi a meeting, mentre i tassi di interesse rimarranno bassi anche dopo che il tapering sarà completato e dunque il QE terminato.
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Questo dunque il quadro. Ritenere perciò che i dati di oggi possono stravolgere questa forward guidance più che netta, appare quanto meno non troppo probabile. E’ lecito perciò attendersi una reazione volatile del mercato, non potrebbe essere altrimenti, nella misura in cui il dato andrà ad essere migliore o peggiore delle attese, attendendoci comunque una dinamica di acquisti di dollaro americano nel primo caso e vendita nel secondo.