Il referendum indetto da Tsipras potrebbe trasformarsi in un boomerang per il suo governo stando alle prime indagini, che vedono il Paese spaccato in due tra i sostenitori del premier e coloro che invece valutano l’opportunità economica di restare nell’euro.
Il voto si terrà dopo che il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso. Sembra però che alla fine il risultato della consultazione elettorale non sia così scontato, nel senso che i sì sono al 44,8% . In realtà l’81% degli intervistati non vuole tornare al dracma e questo potrebbe far pendere la bilancia verso gli europeisti.
> Cosa dice la lettera di Tsipras all’Europa
Il premier fa il suo ultimo appello in tv chiedendo di rifiutare gli ultimatum, di non decidere soltanto se restare nell’euro ma se “sottostare” all’Europa. Intanto le banche fanno sapere che ci saranno liquidità fino a lunedì. Poi si potrà parlare ufficialmente di default e lavorare in tal senso.
Mancano meno di 48 ore al voto di domenica e i greci sembrano aver già deciso di restare nell’euro. Il FMI ha spiegato che alla Grecia serviranno più di 50 miliardi di euro per pagare il debito che ormai è diventato insostenibile per il Paese. Certo è che sia che si voti sì, sia che si voti no, la posizione di Atene resterà in bilico. Junker per precauzione, ha imposto a tutti i commissari di tacere fino al voto.
Tsipras da parte sua rifiuta il piano dei creditori e spiega che soltanto riducendo il debito con un taglio del 30% è possibile che la Grecia sopravviva ancora per 20 anni. Peccato che gli altri leader europei non si fidino troppo di Tsipras.