La banca centrale della Turchia è intervenuta nuovamente sul costo del denaro per tentare di arginare le conseguenze Ennesimo intervento di una sull’economia reale derivanti dai tassi di cambio. > Lira Turca, attesa per l’incontro straordinario della Banca Centrale
Un rialzo di 425 punti base quindi per il tasso di riferimento principale per il sistema interbancario, al fine di far terminare le speculazioni che da metà maggio in avanti hanno colpito la divisa turca a causa dell’incertezza sulle future politiche monetarie delle diverse banche centrali mondiali impegnate a combattere le decelerazioni delle proprie economie che ha portato l’inflazione ad allontanarsi molto dal target prestabilito del 5%, spiega il commento di Matteo Paganini di DailyFx. Con una lettera aperta al governo, dove si vanno a spiegare i motivi di tale decisione, si è portato il costo del denaro al 12% ed il tasso repo a 1 settimana dal 4.5% al 10%.
>Lira turca, ancora sotto forte volatilità
Le motivazioni sono da ritrovarsi in un tasso di inflazione che ha raggiunto il 7.40% alla fine del 2013 (9.7% se consideriamo le pressioni sui beni alimentari) a causa dell’eccessivo deprezzamento della lira turca sia contro euro che contro dollaro, dovuto a deflussi importanti di capitali dal Paese, aggravati oltre che dalle motivazioni macroeconomiche derivanti dall’incertezza sulle politiche monetarie globali anche dalla situazione politica delicata che conosciamo. Per i non addetti ai lavori, cosa significa una mossa del genere? Innalzare il tasso di riferimento al 12% significa aumentare il costo della speculazione contro la lira turca in quanto chi dovesse vendere la lira andrebbe a pagare un 12% annuo ed, al contempo, significa incentivare investitori a credere nel Paese, che offrirà un tasso di interesse maggiore rispetto al precedente sulle obbligazioni rilasciate dal governo. Sul fronte interbancario invece, un aumento del tasso repo si muove nella direzione di diminuire la quantità di moneta in circolazione, al fine di contenere le pressioni inflazionistiche difendendo il potere d’acquisto della divisa.