Anche il 2014 si chiuderà in recessione per il nostro Paese. Tutto era stato previsto nelle stime di aprile ed è stato confermato oggi. Il Prodotto interno lordo, quest’anno, chiuderà a -0,3%. Crescerà, secondo quanto ipotizzato dall’Istat, allo 0,6% l’anno prossimo. Nel compenso, a differenza della Francia che ha bocciato le proposte di Austerity dell’Ue, viene rispettato il vincolo del 3% sul filo del rasoio. Il rapporto tra Pil e deficit, per il 2014, si attesterà esattamente sulla soglia e calerà di uno 0,1 nel 2015.
Nel contempo, per le problematiche legate al quadro macroeconomico, il pareggio in bilancio contemplato nel Fiscal Compact slitta al 2017. Il ministro Padoan è fiducioso per il dialogo con Bruxelles.
Ora, non rimane che aspettare il 15 ottobre e la Legge di stabilità che dovrebbe volgere verso una crescita e verso la conferma degli 80 euro in busta paga, nonché verso un incremento dei tagli del cuneo per le imprese. Le modalità restano però ancora tutte da scoprire. Sono invece a disposizione le risorse per iniziare il percorso di superamento del patto di stabilità interno per gli enti locali.
E anche le risorse sufficienti ai fini dell’avvio in maniera efficace della riforma del mercato del lavoro. Le coperture per i nuovi ammortizzatori, ha spiegato il ministro, arriveranno da un complesso di voci, dalla Spending Review, e da misure dal lato delle entrate. Questo comporterà nuove imposte? No, soltanto una regolarizzazione delle entrate, tax expenditur per intenderci e dall’utilizzazione dei margini di bilancio. Padoan si è soffermato molto sulla Spending Review, affermando che la revisione della spesa sarà approfondita e servirà ad accrescere la copertura permanente dei tagli di imposte e renderà ulteriormente affidabile l’operazione.