Il fatto che l’Italia non investe in maniera adeguata sulla ricerca e sullo sviluppo è ormai risaputo. Anche chi non si occupa di ricerca ha sentito dire che l’Italia tagli i fondi o a sentito parlare di “cervelli in fuga” come un espressione stereotipata al livello della sempre più confermata assenza delle mezze stagioni.
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I dati che arrivano e che sono arrivati in questi anni confermano che gli investimenti sulla ricerca sono sempre in diminuzione. I dati dell’Istat stimano per il 2013 una minore spesa in Ricerca e Sviluppo quantificabili nel 2,1% nelle istituzioni pubbliche e nello 0,7% nelle imprese. I dati sulla previsione della spesa per le università non sono disponibili. L’Istat parla di una spesa Ricerca e Sviluppo che in termini reali scende dell’1,5% con gli stanziamenti delle amministrazioni centrali che sono di 8,8 miliardi di euro mentre nel 2011 erano di 9,2 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’incidenza percentuale sul Pil della spesa per Ricerca e Sviluppo, nel 2011 è dell’1,26% rispetto all’1,25% del 2010. Nel settore delle imprese si è vista invece una crescita del 2,3%, mentre in quello dell’università non si registrano cambiamenti e in quelli delle istituzioni private non profit e delle istituzioni pubbliche si registrano dei valori in discesa rispettivamente del 6,8% e dell’1,3%.
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L’Istituto di Statistica rileva come nel 2011 la spesa per Ricerca e Sviluppo intra-muros è stata di 19,8 miliardi di euro sostenuta da settori pubblici, da imprese, da università e da istituzioni private no profit. In termini reali, rispetto al 2010 c’è un -0,4%.