Il lusso è un comparto in crisi da qualche tempo e i principali brand ne stanno risentendo.
Anche Hugo Boss, al pari di molti altri marchi del settore, sta accusando il colpo delle minori vendite in Russia e Cina. In particolare in quest’ultima area il gruppo tedesco ha registrato nel trimestre un calo del fatturato del 3% (depurato dagli effetti di cambio) anche a causa della politica anti-corruzione portata avanti dal governo (che sta limitando gli acquisti per regali ai politici). Complessivamente comunque Hugo Boss nei primi tre mesi dell’anno ha avuto un incremento del fatturato del 9%, più o meno in linea con le attese degli analisti, a quota 668 milioni di euro.
Ha deluso invece l’andamento dell’utile netto, diminuito del 7% rispetto ad un anno fa, al di sotto di quanto si aspettassero gli analisti. C’è da dire però che il gruppo sta investendo molto – quest’anno conta di aprire 50 nuovi negozi – e infatti da questo sforzo si aspetta di vedere un’accelerazione delle vendite nei prossimi trimestri, come ha spiegato l’amministratore delegato Claus-Dietrich Lahrs.
Hugo Boss, che dal marzo scorso ha di nuovo tra i suoi azionisti il gruppo Marzotto (in alleanza con la Tip di Gianni Tamburi detengono circa l’8%) ha confermato i target per il 2015, con un margine operativo lordo atteso in crescita tra il 5 e il 7% (nel 2014 era aumentato del 6%). L’anno scorso il gruppo ha affidato la direzione creativa della linea donna a Jason Wu, lo stilista nato a Taiwan e molto amato da Michelle Obama. Hugo Boss, che ha come testimonial l’attore Gerard Butler, ha realizzato in Uk (mercato di riferimento fuori dalla Germania) il 9% del fatturato.