Il comparto del lusso internazionale è in crisi. Durante la giornata di ieri il brand Kering ha comunicato un fatturato in crescita dell’11% nel primo trimestre. Tuttavia questo buon risultato è dovuto solo grazie all’effetto-cambio (su basi comparabili il giro d’affari è sceso dello 0,6%) e in Borsa oggi è arrivata a cedere oltre il 5%. Particolarmente deludente anche il brand Gucci (-8% il giro d’affari su basi comparabili).
A stare peggio di tutti è però il colosso Richemont. Lvmh ha stimato che il suo utile netto dell’esercizio 2014-2015 (che si è chiuso in marzo) apparirà in calo di oltre un terzo (il 36%) a causa di perdite finanziarie, sostanzialmente legate ai cambi e a strumenti derivati. Circa un mese fa Richemont ha raggiunto un accordo per far integrare la sua società di vendite on line Net-a-Porter con l’italiana Yoox.
Il gruppo svizzero che varia dai gioielli Cartier, agli orologi Vacheron Constantin alle penne Montblanc, è molto esposto alle oscillazioni valutarie in quanto produce in Svizzera, ha larga parte del fatturato espresso in dollari e redige il bilancio in euro. Per questo è stato duramente colpito dalla decisione di rivalutare il franco svizzero, di qualche mese fa: da allora l’euro ha perso il 15% rispetto alla valuta elvetica. In novembre il gruppo aveva già annunciato 239 milioni di euro di perdite mark-to-market nei primi se mesi dell’anno. I risultati definitivi di bilancio saranno comunicati il 22 maggio, ma Richemont ha già annunciato che la posizione finanziaria netta del gruppo, a quota 5,4 miliardi di euro alla chiusura dei conti, non subirà effetti significativi.
Tuttavia i problemi di Richemont non sono solo legati alle monete: ad esempio nel periodo-chiave di ottobre-dicembre le vendite in Cina hanno segnato il passo, per la prima volta in sei anni, a causa della campagna anticorruzione portata avanti dal governo di Pechino.