In Italia il mercato del lavoro «è anomalo» e «non esiste in nessun altro Paese». Questo è il forte attacco di Sergio Marchionne durante il seminario Ambrosetti tenutosi a Cernobbio, che poi ha rincarato: è «inutile innamorarsi del sistema tedesco», irrealizzabile adoperare il sistema anglosassone.
«Non è più accettabile la tirannia della minoranza» nel settore dei sindacati, ha poi detto Marchionne. «Manca la certezza del diritto, soprattutto in materia di lavoro. Vi porto la nostra esperienza pura e semplice. Alla fine del 2011 abbiamo fatto un contratto specifico che la Fiom non ha firmato. In base ad una norma di legge di una chiarezza cristallina chi non firma non ha diritto a rappresentanze sindacali».
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«Ci siamo visti intentare 62 cause – ha proseguito Marchionne-. Di queste: 46 chiuse a nostro favore, 7 contro, 7 con rinvio alla Corte costituzionale e 2 rimaste in sospeso. Dopo un anno e mezzo la Corte costituzionale ha ribaltato l’indirizzo, dichiarando l’articolo 19 non conforme alla Costituzione italiana».
Poi ha quindi spiegato che in questo modo «ha cancellato uno dei parametri certi. Non esiste alcun parametro certo. Mi chiedo se è modo per dare certezza alle aziende. Dobbiamo semplificare l’apparato normativo e non cumulare leggi su leggi. Servono regole chiare per la rappresentanza dei lavoratori e devono essere efficaci per la comunità aziendale e rispettate da tutti». «Noi non vogliamo lavoratori usa e getta», ha poi detto Marchionne, esprimendosi sulla visione delle imprese in Italia. «Mi chiedo quando ci renderemo conto che un’economia di mercato può creare le migliori condizioni per la crescita: il compito delle imprese è quello di investire e rischiare».