L’Australia si mantiene su un solido sentiero di crescita con la sponda decisiva della forte domanda dei mercati emergenti per le materie prime di cui il Paese dei canguri è uno dei principali esportatori al mondo. Il prodotto interno lordo australiano negli ultimi 3 mesi del 2013 è cresciuto più delle attese registrando un +0,8% trimestrale, in accelerazione dal +0,6% del trimestre precedente. La variazione annua è stata +2,8% dal +2,4% precedente. Indicazioni confortanti sono arrivate anche dai primi dati relativi al nuovo anno con un sensibile miglioramento della bilancia commerciale.
> Valute e materie prime legate verso il ribasso
Il dato di gennaio ha evidenziato un surplus per 1,43 miliardi di dollari rispetto ai 591 milioni di dicembre con le esportazioni che sono cresciute del 4% nel primo mese del 2014 contro un incremento delle importazioni di solo l’1% spiega Rbs bank. Segnali di buona salute anche dal mercato del lavoro che a gennaio ha evidenziato un aumento delle buste paga di 47,3 mila unità, oltre il triplo rispetto alle stime.Uno dei traini principali all’economia australiana è stato in questi ultimi anni il vero e proprio boom degli investimenti nel settore minerario.
> Tra le materie prime scegliete il rame
Il rapporto sull’Australia diffuso il mese scorso dal Fondo Monetario Internazionale pone l’accento proprio sul picco di investimenti nel settore minerario che è arrivato a rappresentare quasi la metà della crescita del Pil dell’Australia negli ultimi due anni. Boom di investimenti che ora si sta traducendo in maggiore produzione ed esportazione. Di contro l’istituto di Washington rimarca come gli investimenti legati all’attività mineraria dovrebbero scendere bruscamente nel breve termine e quindi sarà necessaria una ripresa degli investimenti non-minerari per sostenere al meglio la domanda. La forte dipendenza dal settore minerario rende l’Australia fortemente sensibile alla domanda in arrivo dai principali partner commerciali, in particolare la Cina che da sola rappresenta il 27% del totale delle esportazioni dell’Australia (al secondo posto il Giappone che conta per il 17% delle esportazioni), esponendo il paese al rischio di una minore domanda in arrivo da Pechino che nei primi mesi di quest’anno sta evidenziando segnali di rallentamento della crescita economica.