Mercati azionari, lo S&P potrebbe rallentare

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 I mercati azionari hanno corso molto nelgi ultimi mesi, e alcuni analisti ora avvertono che potrebbe esserci anche un rallentamento della crescita.

 

Secondo il commento “Primo Piano”, settimanale di asset allocation a cura di Corrado Caironi, Investment Strategist di R&CA Ricercaefinanza.it, primo social network italiano riservato ai professionisti del risparmio: La comunicazione degli operatori molte volte ci fornisce più un’opinione istantanea che una chiara idea dei ‘fondamentali’ di mercato e questo può comportare confusione operativa. In questi due anni ci sono stati due messaggi contraddittori tra loro a giustificare il medesimo risultato, ovvero il rialzo degli indici azionari: il primo, “tanto peggio, tanto meglio” facendo affidamento all’intervento espansivo delle banche centrali a fronte di dati macro incerti e il secondo “dato buono è buono per il mercato” nel caso di dati macro incoraggianti.

Le differenze tra i mercati azionari americani e quelli emergenti

 

Dopo la grande galoppata degli indici statunitensi il tono sembra divenuto più cauto e si torna a guardare con meno superficialità ai segnali macroeconomici. Uno degli indici più studiati, e preso ad esempio dai gestori, è l’S&P500 anche per la sua lunga storia, mentre l’analisi più osservata è il ‘monitoraggio’ dei multipli P/E, tra l’altro ritenuti in eccessiva espansione negli ultimi 12 mesi.

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Dagli studi storici si scopre quindi che l’indice risulterebbe ormai in “bolla” rispetto alla media P/E dal 1976, pari a 13,7x contro gli attuali 15,5x, ma invece a buon mercato rispetto a 16,8x con il ratio calcolato dal 1998. L’analisi storica riporta comunque altri due dati che sosterrebbero l’andamento positivo dell’indice: a) il mercato ha sempre sovraperformato nel periodo successivo all’espansione dei multipli (Mar-86, Dic-91 e Nov-96), e b) i multipli P/E raggiungono la loro massima espansione (18x) con tassi reali dei Treasury US tra il 3 e 4%. Diventa quindi oltremodo importante conferire il giusto peso ai dati macro che vedremo nel corso dell’anno.

 

 

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