Il 2014 è stato l’anno della crisi in Russia, del crollo del prezzo del petrolio, nonché l’anno in cui la Bce ha palesato le sue incertezze in termini di politica monetaria.
Questi elementi lasciano presagire che il 2015 sarà un anno all’insegna della volatilità e della nevrosi (almeno inizialmente) dei mercati finanziari. In particolar modo si leggerà un certo nervosismo sui mercati azionari. È dunque opportuno che i piccoli risparmiatori valutino l’inserimento nel proprio portafoglio di strumenti che durante le fasi di volatilità siano in grado di dare protezione.
Si tratta di strumenti quali certificati ed Etf. Per quanto riguarda i certificati, la categoria più adatta per combattere l’elevata volatilità è quella del capitale garantito. Con essa si ottiene, in primo luogo, la garanzia a meno del default dell’emittente, del rimborso. Inoltre, si agisce ‘lunghi’ in termini di volatilità.
Un incremento della erraticità dei rendimenti determina un innalzamento del prezzo, a parità di livello del sottostante.
Oggi, le condizioni di mercato spingono gli strumenti a cedola nell’ambito di questa categoria.
Nello specifico, si tratta di strumenti obbligazionari che garantiscono il capitale al 95-100%, oltre il pagamento di una cedola al superamento di un determinato livello del sottostante.
Occorre individuare dunque i certificati con il controvalore più alto in termini di emissione. Numerosi sono strumenti a cedola. Se il valore del sottostante, (indice, azione), è molto distante in confronto all’obiettivo (al prezzo da raggiungere), il prezzo è basso è può rappresentare esclusivamente la componente obbligazionaria.
Se invece il prezzo del sottostante è vicino all’obiettivo, il valore del certificato sale oltre al prezzo del rimborso minimo.
I rischi più grandi si celano negli strumenti vicini al prezzo obiettivo, che quotano sopra 100.