Mercati finanziari, volatilità elevata e pressioni al ribasso

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 Le vendite al dettaglio americane, che solitamente non rappresentano un market mover importante, non di fronte a questa situazione concentrata sulla politica monetaria a stelle e strisce e dunque su due serie di dati sotto i riflettori (mercato del lavoro ed inflazione), ieri si sono rivelate importanti come da nostre attese, dato il nervosismo presente sui listini che non sono ancora lontani da territori di pericolo. Il dato migliore delle attese (1.1% vs 0.8%) ha contribuito a ripartenze non scevre però di volatilità e di tentativi di ribassi, movimenti che continuano a rimanere decorrelati da valutario e materie prime, spiega Matteo Paganini di DailyFx, il che non ci dà certo una mano ad interpretare le prossime mosse sui listini, ricaricatisi lievemente anche sul fronte europeo.

Inflazione, in Europa è troppo bassa. Quali sono le conseguenze

Si parte quest’oggi, con la pubblicazione dell’inflazione inglese e di quella, tanto attesa per quanto detto poco fa, americana. La prima, alle ore 10.30, potrebbe portare ad aumenti di volatilità sulla sterlina inglese, abituata negli ultimi mesi a dar sfogo a reazioni importanti di fronte a qualsiasi dato macroeconomico (attese per 1.6% vs consensus di 1.7% anche sul fronte core); un dato superiore alle attese potrebbe risultare pro pound, dato che le ultime rilevazioni hanno mostrato un andamento decrescente, ad allontanarsi dal target voluto dalla BoE e quindi sulla strada della disinflazione (tanto temuta, giustamente diremmo, in Europa). Sul versante americano invece occhi puntati sia sulle borse che sul dollaro (che ieri non ha reagito in maniera particolare sul dato) in quanto l’inflazione fa parte di quel panel di osservati speciali da parte della Fed.

 

 

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