Sicuramente rimarrà nella storia come la telefonata della svolta. Angela Merkel ufficializza la sua proverbiale simpatia per Matteo Renzi, rivolgendosi a lui con parole scherzose: «Caro mister 40 per cento….». È il 17 giugno e il cambiamento dell’ Unione ha inizio.
Parlandosi per telefono, Renzi e la Merkel parlano senza ipocrisie di tutte le questioni da risolvere: crescita e rigore, Fiscal compact, nomine. Su quasi tutto trovano un accordo. La Merkel dà il via libera definitivo al “metodo Renzi”: prima la politica poi le nomine, il Fiscal compact non va toccato ma si dovranno usare tutte le flessibilità. Una svolta storica, che è stata formalizzata a Berlino dalla portavoce della Merkel.
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E nella telefonata del 17 giugno si discute senza anche di nomi. Renzi dice che va bene Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione, va bene anche Martin Schulz al Parlamento europeo, ma proprio perché si tratta di due personalità sperimentate, è necessario bilanciarle con segnali forti di innovazione, soprattutto con l’introduzione di nuove presenze femminili.
Renzi fa il nome di Federica Mogherini, «il nostro ministro degli Esteri, come possibile Alto Commissario per la politica estera», caldeggiando una candidatura femminile anche per la presidenza del Consiglio europeo, dal momento che per la presidenza dell’Eurogruppo il Ppe e la Merkel vedono bene il ministro spagnolo dell’Economia. Angela Merkel dice di sì, prende nota, non dice di no, con implicito che a Berlino la candidatura di Federica Mogherini viene ritenuta possibile e condivisibile. Un’ approvazione che risale a una settimana fa, condivisa dal Pse.