La saga della Compagnia aerea di Bandiera italiana continua a ritmi serrat. Un intervento da parte dello Stato, sostiene il ministro Lupi alle infrastruttura, sarebbe «inaccettabile». Ma nell’alternativa su cui si sta lavorando ancora in queste ore, in vista dell’incontro che si terrà martedì ad Abu Dhabi tra i vertici di Alitalia e i vertici di Etihad, non è certamente previsto un contributo da parte dello Stato nella gestione di quella che sarebbe una old Alitalià più che una bad company.
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Lo schema cui si sta lavorando prevede per l’appunto la formazione di una newco, partecipata al 100% dagli attuali soci Cai, con tutti gli asset ad eccezione del debito e dei potenziali contenziosi pregressi. Sia il debito che i contenziosi rimarrebbero nella “old Alitalia”, partecipata sempre al 100% dagli attuali soci, senza che ci sia quindi il coinvolgimento in maniera diretta o indiretta di risorse pubbliche.
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Solo dopo la creazione della newco, dovrebbe esserci la sottoscrizione di un aumento di capitale da parte di Etihad, che permetterebbe così alla compagnia degli Emirati di arrivare a detenere una quota compresa fra il 40 e il 49%. Quella della newco è in ogni caso una delle tante ipotesi messe sul tavolo per tentare di sciogliere il nodo del debito, che Etihad chiede che sia “neutralizzato” prima del proprio ingresso nella compagnia italiana. Rimangono in campo anche gli itinerari che conducono alla modifica di una parte del debito in equity o a una parziale riorganizzazione del credito vantato dalle banche.