Il mercato è ormai globalizzato e la competizione della Cina e dei paesi emergenti ha cambiato molto le regole negli ultimi anni. La produzione si è spostata sempre di più verso quei Paesi che offrono una forza lavoro a basso costo. Il fenomeno della delocalizzazione ha indebolito alcuni distretti industriali che fino a circa venti anni fa erano fiorenti in Italia.
Alcune imprese del Made in Italy sono però riuscite a sopravvivere e anzi ad espandersi. Alcune di queste producono proprio nei Paesi dove il costo del lavoro è più basso, facendonin un certo senso venire meno il Made in Italy propriamento detto. Ci sono realtà che però hanno deciso una strategia aziendale diversa e di successo. Questa si basa sulla qualità e la riconoscibilità del prodotto come Made in Italy. La strategia è quella di evitare di competere con la Cina sulla quantità, ma di puntare sulla qualità e su una nicchia di mercato. La qualità nasce dall’artigianalità italiana che nella moda ha una storia molto importante.
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Tra queste aziende c’è quella di Cucinelli. Lo stilista ha aperto la sua azienda in Italia e qui produce. In Umbria ha ristrutturato un borgo e ne ha fatto il suo quartier generale. Nel paesino si vive e si lavora. Si insegna l’arte del rammendo e si lavorano in maniera artigianle i tessuti. La strategia è quindi quella di una produzione italiana di qualità che ha successo nel mercato perché riconosciuta. C’è anche la capacità di utilizzare le risrose del sapere storico da tramandare quale elemento aggiunto dell’impresa.
Questo è solo un esempio di una strategia che punta all’innovazione atttraverso il recupero della capacità e della creatività tipica dell’Italia.