Il gruppo di credito americano, Morgan Stanley ha mandato in archivio il terzo trimestre di quest’anno con un utile netto di poco sopra il miliardo di dollari, sceso del 40% in confronto al medesimo periodo di un anno fa.
L’utile per azioni è sceso del 42% a 0,48 dollari, facendo peggio delle attese degli analisti, mentre i ricavi sono stati di 7,8 miliardi (-13%). Nei nove mesi al 30 settembre, il fatturato è stato di 27,4 miliardi di dollari (+3% rispetto allo stesso periodo del 2014), l’utile netto è stato di 4,9 miliardi, pressochè invariato, quando l’eps è pari a 2,51 dollari per azione (+1%).
L’utile netto, considerando alcuni aggiustamenti della valutazione del debito e elementi non ricorrenti, nel terzo trimestre dell’anno è stato di 740 milioni di dollari, in calo del 52,4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, con l’Eps (utile per azione) pari a 0,34 dollari per azione, un dato inferiore alle attese degli analisti, che si aspettavano un Eps pari a 0,62-0,63 dollari per azione. Nel terzo trimestre del 2014 l’utile netto era stato di 1,3 miliardi di dollari e l’Eps di 0,64 dollari per azione. Sulla flessione di fatturato e utile hanno inciso il calo delle entrate del comparto obbligazionario e le perdite per gli investimenti nel private-equity in Asia.
Dopo Goldman Sachs e Jp Morgan Chase, Morgan Stanley è un’altra banca Usa ad accusare ricavi più deboli per il trading sull’obbligazionario a causa dei bassi tassi di interesse. A tenere in un periodo considerato difficile per la situazione internazionale dal management è stata la divisione wealth management, con performance soddisfacenti per l’azionario e l’investment banking. Oltre all’utile netto, anche il dato sui ricavi – pari a poco meno di 7,8 miliardi di dollari – è stato inferiore alle attese del mercato, che erano per un fatturato pari a 8,54 miliardi di dollari.