Durante la prima settimana tutto è andato come si prevedeva. Il capital increase del valore di 3 miliardi del Monte dei Paschi è partito molto bene, con un andamento apparentemente altalenante di titoli e diritti, per poi stabilizzarsi tra giovedì 28 e venerdì 29 maggio.
In realtà questi movimenti erano stati contemplati dagli investitori e da Consob, che ormai conoscono bene la dinamica degli aumenti con forte effetto diluitivo come quello messo in pista dal Monte. Operazioni del genere non sono una novità neppure per Siena, se si pensa che la ricapitalizzazione da 5 miliardi dell’anno scorso era stata ancor più diluitiva.
Siena, dunque, cerca di risalire la china dopo un periodo molto duro e dopo gli stress test promossi dalla Bce in cui è andata molto male.
Questa volta la banca è prontissima a erogare 2,56 miliardi di nuove azioni ordinarie contro i 254 milioni di pezzi in circolazione, dunque con un rapporto di opzione di 10 a 1. In termini assoluti il numero fa una certa impressione, ma non bisogna dimenticare che è assai più modesto rispetto al rapporto di 100 a 1 fissato per l’aumento dello scorso anno.
Come sempre avviene in operazioni di questo genere, la maggior parte del valore si trasferisce sul diritto, che nel caso di Mps presentava un valore teorico iniziale di 7,53 euro. Fino a quando il prezzo di mercato si mantiene al di sotto di questa soglia per il socio l’esercizio del diritto risulta il modo più economico per investire sul titolo. Così è stato per tutta la scorsa settimana, visto che ancora venerdì pomeriggio acquistare tramite il diritto era più conveniente che comprare il titolo direttamente sul mercato (circa 1,78 contro 1,83 euro).